Otranto: storia, mito e devozione


Storia, miti tradizioni del paese piu ad est della penisola italiana

Otranto, la Porta d’Oriente d’Italia, è piena di storia, mito, tradizione e devozione. Questo perché è situata nel punto più ad est di tutta la penisola, quindi primo approdo per chi viaggia dall’Oriente.  

Sorge infatti sulla punta più orientale d’Italia e il suo nome, “Hydruntum”, deriva forse dal fiume Idro, ora ridotto a rigagnolo, secondo altri ad “odronto” (altura). Nel Medioevo, per circa cinque secoli, fu uno dei centri più importanti della dominazione bizantina e tra l’XI e il XII secolo, sotto la dominazione normanna, una vita intensa si sviluppò nel suo approdo, meta delle spedizioni crociate e importante luogo d’affari per veneziani, ebrei, dalmati e levantini. Mise fine al periodo di massimo splendore il memorabile assedio che i turchi posero alla città nell’estate del 1480 per conquistarsi un avamposto strategico. La città capitolò dopo circa 14 giorni.

Il 13 agosto di ogni anno, Otranto ricorda con una grande e suggestiva celebrazione i suoi Eroi Martiri. Il  significato di tale celebrazione è da ricercare nella storia, facendo un salto indietro al 1480, quando il sovrano turco Maometto II, attaccò la città adriatica per raggiungere il suo progetto di realizzazione di un grande Impero Ottomano. La popolazione riuscì a resistere per circa 14 giorni ma l’11 agosto del 1480 i turchi riuscirono ad entrare nella città, incontrando una forte resistenza da parte dei cittadini. Ma, dopo un’ultima battaglia davanti alla Cattedrale di Otranto, i Turchi riuscirono a travolgere anche l’ultimo barlume di resistenza, facendo irruzione nel cuore civile e religioso della popolazione. All’interno della cattedrale si consumò una delle carneficine più terribili, che andò a colpire mortalmente il clero e molti civili che avevano trovato qui rifugio. Come testimonianza del disprezzo dell’Impero Ottomano nei confronti della religione cristiana, la cattedrale venne trasformata in stalla per cavalli e il giorno seguente avvenne la più grande delle tragedie. Circa 800 sopravvissuti all’eccidio  dopo essersi rifiutati di ripudiare la propria religione, furono condotti sul colle della Minerva e decapitati su una pietra. Da questa triste pagina di storia sono stati poi riconosciuti ufficialmente i Martiri della Chiesa, i cui resti si trovano in sette grandi teche in legno nella Cappella dei Martiri ricavata nell’abside all’interno della Cattedrale di Otranto. Sul Colle della Minerva, luogo nel quale avvenne il massacro, si trova ora una chiesetta dedicata ai Martiri: la Chiesa di Santa Maria dei Martiri.

La città fu liberata dagli aragonesi nel 1481, ma, nonostante la ricostruzione e l’iniziale riconquista del ruolo di centro culturale, decadde sempre più a partire dalla fine del ‘600, in parallelo alla crescita della potenza della “rivale” Lecce.

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