Grotte e torri da S.M. di Leuca a Torre Lapillo


Grotte torri e spiagge tra Leuca e Torre Lapillo, passando per Gallipoli e Porto Cesareo

Il versante ionico salentino si presenta particolarmente ricco di torri mentre le grotte si concentrano invece in sole due aree specifiche: a Santa Maria di Leuca e nei pressi della Baia di Uluzzo.  

Tra le grotte del versante di ponente di S.M. di Leuca, le grotte Porcinara e del Diavolo sono sicuramente quelle più conosciute, situate a ridosso di Punta Ristola sul pendio di una scarpata, a circa 20 m sul livello del mare. Si ritiene che la grotta della Porcinara sia stata in parte scavata dall'uomo e utilizzata come luogo di culto. Essa costituisce un complesso di eccezionale importanza storica in quanto ha assolto per molti secoli alla funzione di santuario prima messapico poi greco e infine latino: un’area sacra che unitamente a quella di Punta Meliso ha fatto diventare l’intera contrada di Leuca una grande area santuariale prima pagana e poi cristiana. È costituita da tre ambienti contigui e intercomunicanti. Le pareti interne della grotta costituiscono la vera ricchezza archeologica del sito, soprattutto per la presenza di numerose testimonianze epigrafiche. Si tratta di ben trenta iscrizioni: vi compare la divinità pagana di Afrodite, ma, fatto ancor più importante, compare Iuppiter-Zeus, con gli epiteti di Optimus Maximus e Batius. Nel cuore sotterraneo di Punta Rìstola si trova la grotta del Diavolo, alla quale si accede sia dal mare che da un passaggio terrestre. Il nome è di per sé molto suggestivo: si ritiene che derivi da una serie di strani boati che gli abitanti di Leuca affermavano di sentir provenire dall’antro della grotta, attribuibili ad entità demoniache. Altre leggende e racconti la vorrebbero come la “porta dell’inferno” attraverso cui passò Telemaco alla ricerca del padre Ulisse. L'interesse archeologico della grotta è notevole, grazie alle numerose testimonianze faunistiche e antropologiche che vi sono state rinvenute: utensili e selci del Neolitico e manufatti del periodo romano.

Poco distanti si incontrano: la Grotta del Presepe, la Grotta delle tre porte, quella dei Giganti, quella della Stalla e quella del Drago, la cui denominazione deriva dalla sua somiglianza alla testa di un drago che ben si può notare entrandoci in barca.

In prossimità di Punta Ristola svettano la Torre dell’Omomorto e la Torre Marchiello. La denominazione della prima è dovuta ad alcune ossa umane ritrovate al suo interno. Già sul finire del secolo XVII la torre era abbandonata, a seguito del crollo delle murature nord. La Torre Marchiello, conosciuta anche come Torre Imbriachelli, si colloca sull’omonima punta. Risalendo la costa si susseguono Torre San Gregorio, Torre Vado, Torre Pali, Torre Mozza, Torre San Giovanni e Torre Suda, che hanno dato il nome ad apprezzatissime località balneari. La prima andò parzialmente distrutta a causa di un attacco saraceno e venne in seguito ristrutturata ed adibita ad abitazione privata. La seconda torre di guardia si trova sulla costa a pochi metri dal mare ed è attualmente circondata da alcuni edifici costruiti in epoche più recenti. Con il disarmo delle torri costiere, avvenuto intorno al 1846 su disposizione di Ferdinando II Re delle Due Sicilie, la torre è stata adibita a stazione di controllo doganale. Nel 1930 venne acquistata da privati e nel 1935 fu restaurata. Torre San Giovanni, nel corso dei secoli, ha mutato la sua funzione: da torre di vedetta è diventata faro. Attualmente è di proprietà della Marina Militare in quanto è sede della Guardia Costiera.

La costa lungo la baia della città di Gallipoli è caratterizzata da scogliera bassa che si alterna a lunghi tratti di spiaggia. In questa grande insenatura, selvaggia e dall’acqua cristallina si trova il Lido Punta della Suina, ormai divenuta vera e propria meta turistica per tutti coloro che arrivano nel Salento. Tutta quest’area che va dalle marine gallipoline fino a a quelle di Nardò è densamente caratterizzata dalla presenza di numerose torri di guardia: Torre del Pizzo, Torre Stabea, Torre dell’Alto Lido, Torre del Fiume, Torre di Santa Caterina, Torre di Santa Maria dell’Alto (ricadente nel parco protetto di Porto Selvaggio e Palude del Capitano), Torre Uluzzo, Torre Inserraglio, Torre Sant’Isidoro e Torre Squillace. La prima deve il suo nome ad una sua caratteristica distintiva: ha infatti una protuberanza triangolare sulla cima in corrispondenza della porta di accesso (il "pizzo" appunto) ben visibile anche da lontano. La Torre del Fiume di Galatena si trova nella frazione di Santa Maria al Bagno, del comune di Nardò.Nel luogo dove è collocata la torre è presente una sorgente di acqua dolce, conosciuta anche dai pirati che spesso attaccavano la zona per rifornirsi. Carlo V decise quindi di proteggere questa sorgente facendo erigere la torre. La parte centrale dell'antica struttura crollò probabilmente non molto tempo dopo la sua costruzione, in seguito a qualche attacco nemico o a fenomeni tellurici. Oggi restano solo i quattro bastioni angolari: per questo la torre è anche detta "delle Quattro colonne".

L’area delle marine di Nardò, tra la Baia di Uluzzo e quella di Porto Selvaggio è ricca anche di grotte carsiche: le grotte Paolo Roversi, Luigino Marras, Verde, “delle Corvine”, “di Capelvenere” (prende il nome dai banchi di felci che ne incorniciano l'entrata) e "Centrale Cala di Uluzzu", di cui è nota una frequentazione di età preistorica. Numerosi sono i reperti e le testimonianze ritrovate su tutto il territorio, in particolare nella Baia di Uluzzo, nelle diverse grotte, soprattutto in quella “di Uluzzu” e “del Cavallo”. Gli elementi archeologici rinvenuti in queste due grotte sono considerati come le prime manifestazioni di arti figurative esistenti in Europa, catalogati nel Paleolitico Medio e Superiore. L’unicità di tali ritrovamenti ha determinato il nome del periodo preistorico definito, appunto, “Uluzziano”.

Conclude il panorama del sistemo difensivo voluto da Carlo V l’insieme di tre torri, tutte localizzate nelle vicinanze dell’area marina protetta di Porto Cesareo: Torre Cesarea, Torre Chianca e Torre Lapillo. Quest’ultima, conosciuta anche con il nome di Torre di San Tommaso e recentemente restaurata, è una delle più grandi del territorio, presenta una struttura a base quadrata e una scalinata di accesso che terminava con un ponte levatoio.

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